Avevo bisogno di partire.
Dentro di me c’era il desiderio di rimettermi in gioco, di spezzare la routine.
Il peso del mio zaino iniziava a farsi troppo leggero.
Sì, avevo bisogno di partire, di capire quale fosse la mia posizione lungo la strada.
Camicia stirata, scarponi allacciati, zaino in spalla.
Alle 10:00 del 25 aprile ero alla stazione di Macerata, insieme ad altri 30 ragazzi di tutta Italia; lì, in quel cerchio, in pochi parlavano, ma c’erano tantissimi sorrisi nascosti.
Succede sempre così… all’inizio tutti stanno al proprio posto, in pochi si fanno avanti, ma poi ecco che piano piano da una parola esce una frase, poi una battuta, poi un discorso e alla fine ore e ore di confronto, di risate, di abbracci e si finisce che poi nessuno vorrebbe più tornare a casa.
Sono bastati pochi minuti, un fazzolettone verde e la sconfinata voglia di vivere insieme questa avventura. La magia di ogni altro attimo vissuto è venuta poi da sola.
Eravamo tutti lì, con 30 storie diverse, ma con un obiettivo comune: la felicità dei nostri ragazzi. Sì, loro, proprio loro che, inconsciamente, hanno mosso tutti noi da ogni parte del paese.
Il nostro metterci in gioco nasce proprio da quel desiderio di renderli felici e di farli crescere; il nostro lavoro è, infatti, credere in loro e, allo stesso tempo, fare in modo che essi siano i primi a credere in loro stessi… renderli quindi i protagonisti delle loro vite. Lavoro difficile e irrealizzabile, se cammini da solo e senza le loro scarpe; quindi abbiamo iniziato proprio mettendoci nei loro panni, vivendo come Squadriglie di un unico grande Reparto.
La zip della tenda, quel giorno, si è aperta sul chiarore del primo mattino e le bandiere sui pennoni sventolavano fiere. Abbiamo camminato con la preghiera… senza l’adesione della nostra preghiera a quella di Gesù, infatti, le riflessioni servono a poco, senza la luce della parola di Dio, non cambierebbe il nostro modo di affrontare la realtà e le difficoltà quotidiane. Così abbiamo capito appieno la bellezza della Sua chiamata e del perché fosse così importante essere lì in quel momento. Ci siamo corciati le maniche confrontandoci su nodi, legature ma, soprattutto, sui vari punti di vista di ognuno.
Sono seguite poi le tante “chiacchierate”’ sui temi della vita di Reparto, di Squadriglia, su ciò che i nostri ragazzi provano dentro, sul metodo, su chi è il Capo Squadriglia, su cosa fa il Consiglio Capi, sugli approcci da avere con loro e su come educare alla fede, ma poi anche tanti momenti di gioco, ai quali si sono aggiunti la fatica della strada, le testimonianze, l’agitazione per la buona riuscita dell’Impresa di Squadriglia, i canti e, infine, i fuochi.
Sì, quei fuochi… quelli che profumano di magico.
La veglia alle stelle e l’ultimo fuoco sotto il chiarore di quella luna quasi piena.
E siamo rimasti a cantare, accompagnati dal tepore delle chitarre fino a tarda notte.
‘’Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite voi i tralci. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli’’ (Gv 15,1 -8)
Grazie Don Fausto, Stefano , Nicoletta D.R., Paolo, Ilaria, Simone, Nicoletta P.
Grazie ai cambusieri e a tutte le persone che hanno lavorato affinché tutto ciò potesse diventare possibile!
Gli “allievi” capi
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