Relazione Romania 2003

RELAZIONE ROMANIA 13-23 Agosto 2003
Settore Internazionale -AGESCI Marche-

VENERDI’ 15 Agosto
Ore 12.30 arrivo a Gherla; ad accoglierci Razvan Costea (figlio della coppia che andrà a vivere nella “casa-famiglia”) e Tamas (capo-scout di Gherla).
Ci vengono mostrati i nostri alloggi presso la chiesa francescana, romano – cattolica.
Nel pomeriggio, primo incontro con la direttrice, per avere informazioni sulla realtà dell’orfanotrofio riguardo:
– la struttura;
– le attività;
– i bambini ospitati (informazioni generali e problematiche);
– ambito di collaborazione fra l’orfanotrofio e gli scout.
Nella struttura ci sono circa 60 bambini, di età compresa tra i 4 e i 16 anni; fino al 1998 la struttura ne accoglieva solo piccoli (fino a 7 anni) ed il numero era molto più alto, intorno ai 120! Adesso sono cambiate le regole i bambini hanno più libertà di uscita (per esempio adesso vengono portati in vacanza), frequentano scuole pubbliche e si è iniziato anche un sistema di “cura famigliare”, ossia si cerca di far rimanere uniti i fratelli e sorelle che entrano nell’orfanotrofio. E’ stata rinnovata anche la struttura, gli ambienti sono più piccoli in modo da poter lavorare con gruppi più ristretti di bambini per poter seguirli meglio. La principale causa di abbandono minorile è la povertà, e quindi si cerca di mantenere i rapporti con le famiglie dei bambini dell’istituto per garantire una loro stabilità emozionale, la direttrice infatti ci spiega che uno dei problemi principali che hanno i bambini è la mancanza di affetto che li porta ad avere crisi anche aggressive e difficoltà relazionali.
Quello che secondo la direttrice si può fare per arginare l’abbandono minorile è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica ed inoltre pensare ad una integrazione in nuove famiglie, ma comunque ci dice che dal 1989 il numero di bambini abbandonati è diminuito, dovuto ad un innalzamento culturale

SABATO 16 Agosto
Ore 9.00 partenza per i Monasteri fortificati della Moldavia (a nord-est della Romania), essendo assenti i bambini dell’orfanotrofio, causa gita in campagna. Il viaggio è risultato difficile e lungo (5 ore all’andata e 3.30 al ritorno) causa strade dissestate e traffico, specialmente all’andata.
Ne abbiamo visitati solo due: Humor e Voronet (dichiarati “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNESCO), vicino alla città di Suceava.
Durante il viaggio abbiamo potuto constatare l’arretratezza ed il degrado della realtà delle campagne.
Condizioni meno precarie sembrano esserci nelle zone montuose, avvicinandosi al nord, nella zona dei monasteri.
Abbiamo concluso la giornata incontrando a cena il sacerdote che ci ha ospitati nella sua parrocchia.

DOMENICA 17 Agosto
Ore 9.00 messa nella chiesa armeno-cattolica.
Ore 10.00 inizio attività con i bambini dell’orfanotrofio. Erano circa 30, fra i 4 e 14 anni (la maggioranza non superava i 10 anni). Ci siamo presentati e per iniziare abbiamo proposto un paio di ban (“Mereketè”, la “Danza del serpente” e “L’anaconda”), in italiano e non, puntando su facili gesti che i piccoli potevano ripetere.
Li abbiamo fatti poi giocare a “ruba bandiera” e “anfore”.
Ore 13.00 pranzo.
Ore 15.30, scarico materiale all’orfanotrofio e ripresa attività con i bambini.
Li abbiamo suddivisi in due gruppi per il torneo di “Roverino” e “Scout-ball”.
Ore 19.00 preghiera di Taizè con Tamas e altri scout.
Ore 20.30 cena internazionale – italo-ungherese – con Tamas, Rosi, Tibi e Rosalia.

LUNEDI’ 18 Agosto
Ore 9.00 incontro con il sindaco in Comune. Dopo aver esposto le finalità del nostro viaggio, ci da il benvenuto ed accoglie di buon grado la nostra presenza a Gherla, offrendo il suo aiuto alla realizzazione del progetto. A seguire, abbiamo incontrato un gruppo di assistenti sociali comunali, assieme all’assessore alla cultura. Ci parlano della realtà degli orfani, la maggior parte dei quali sono casi di abbandono da parte di famiglie molto povere o gitane. Attualmente stanno iniziando un programma di affido ai parenti più prossimi. Durante il colloquio abbiamo chiesto alcuni dati relativi alla realtà scolastica ed occupazionale, nonché alla situazione dei minori abbandonati.
Fissiamo un nuovo incontro giovedì mattina, per darci le informazioni da noi richieste, con la promessa d’un incontro con il rappresentante della comunità Rom.
Ore 11.00 visita al museo della città e delle icone con l’assessore alla cultura.
Ore 12,00 incontro con il sacerdote romano-cattolico, parroco (causa assenza vocazioni) della comunità armeno-cattolica, che conta circa 112 fedeli. Apprendiamo che fra le due confessioni non c’è differenza, se non nel rito: il Credo rimane lo stesso. Interessati ai rapporti fra cattolici ed ortodossi, il parroco ci dice che questi non sono dei migliori, mentre sono buoni con i greco-cattolici ed i protestanti.
Nella regione di Gherla le parrocchie cattoliche sono quattro, con un seminario in lingua ungherese. Solo a Bucarest ne esiste uno in lingua rumena.
Assieme a lui c’è solo un altro sacerdote romano-cattolico: è Attila, il nostro “padrone di casa”. In due cercano di coprire le richieste provenienti anche dai fedeli armeno-cattolici, per i quali dice si sta preparando (prossimo anno) a celebrare secondo il loro rito. Secondo il nostro ospite i fedeli ortodossi intendono la fede come superstizione, e di conseguenza si comportano: è importante la presenza alle funzioni, gli oggetti sacri e le rappresentazioni sono amuleti, la figura del pope assomiglia a quella di uno stregone.
A suo parere, questa mistificazione è da imputarsi alla noncuranza della Chiesa ufficiale nei confronti della Catechesi (soprattutto per i bambini), quasi del tutto assente.
Ancora oggi, inoltre, la Chiesa ortodossa vive dei privilegi garantitile durante il Comunismo, quando era l’unica religione tollerata. Ciò ha generato un vincolo molto stretto fra potere politico ed autorità ecclesiastica, con le naturali discriminazioni, ancora presenti (per esempio per ciò che riguarda i finanziamenti per la costruzione di nuovi templi).
Ore 13.00 pranzo dalla famiglia che a Pasqua aveva ospitato Benedetta e Cristina (sig.ra Maria).
Ore 14.00 colloquio con gli assistenti sociali e direttrice dell’orfanotrofio per capire come loro lavorano con i bambini e quindi come poter inserire il nostro intervento nel miglior modo possibile.
Durante l’anno i bambini frequentano le scuole pubbliche, il resto della giornata è trascorso in orfanotrofio con attività pratiche, ludiche, che si affiancano a quelle prettamente mirate all’educazione della persona (igiene personale, buone maniere in genere). Non mancano occasioni per uscire dall’istituto, come una gita o un bagno in piscina. Noi stessi veniamo invitati a portare fuori i piccoli, senza particolari problemi di autorizzazione. Solitamente i bambini sono suddivisi in gruppi “verticali”, eterogenei per età, col fine di ricreare uno status più o meno “familiare”.
La direttrice sottolinea la differenza fra chi arriva in orfanotrofio in età inferiore ai 6 anni, con un ricordo meno forte della famiglia d’origine, e quelli che vi entrano dopo i 6, sottoposti ad una sofferenza maggiore. Spiega inoltre alcuni comportamenti inusuali dei bambini con l’esigenza di instaurare un rapporto “uno ad uno” coi grandi, e le conseguenti esternazioni di gelosia. Propone comunque una suddivisione in gruppetti.
In merito ad una nostra collaborazione viene esposto parere positivo, mancando nei mesi estivi buona parte del personale: sarebbe utile dare una mano ai pochi assistenti sociali nel fare giocare i bambini.
Ore 16.00 – 19.00 attività con i bambini. Dopo una partita di “Roverino”, calcio e alcuni ban, siamo passati alla realizzazione di aquiloni.
Ore 20.30 cena a “casa”, da soli!

MARTEDI’ 19 Agosto
Ore 9.00 incontro con sacerdote greco-cattolico, in una cappella improvvisata, allestita in un salone. Il nostro ospite ci dice che la chiesa ufficiale è da tempo “passata” alla comunità ortodossa, durante il Regime. E’ in fase avanzata di realizzazione una nuova cattedrale, con danaro proveniente da tutto il mondo: l’abbiamo vista, e lo stile è piuttosto “eccentrico” (cupola e vetrate blu, archi rampanti, ecc.).
Con orgoglio il parroco ci dice che Gherla una volta era a maggioranza cattolica, ma in seguito al decreto del ’48 il Culto venne vietato, essendo all’epoca il Cattolicesimo il principale nemico del Comunismo. A ciò seguì una serie di favori nei confronti della chiesa ortodossa.
Oggi i greco-cattolici sono circa 1300, e si stanno riorganizzando.
Durante il Regime i sacerdoti greco-cattolici erano costretti a nascondersi, per sfuggire alla “Securitate”, la polizia segreta, si aveva paura di una contro-rivoluzione. Con un certo cinismo, ci dice che ancor oggi, seppur sotto il nome di SRI, la polizia esiste, così come vari uomini di potere attuali sono ex comunisti (sindaco e vicesindaco, per esempio).”Il sistema comunista è diabolico”, tiene a precisare.
In vari passarono alla Chiesa ortodossa, anche per salvare le famiglie. Infatti gli incentivi statali andavano solo agli ortodossi. egli stesso, solo dopo la rivoluzione del ’90 è tornato alla fede originaria. E’ sposato, con figli. Altri diventarono professori, esercitando la propria vocazione di nascosto.
Secondo il suo parere, per gli Ortodossi fede e politica coincidono (discorso già sentito dal parroco romano-cattolico), e la religione è paura, superstizione. Il basso livello culturale ha sicuramente avuto un ruolo determinante. Oggi, lo Stato teme una conversione di massa degli ortodossi in greco-cattolici, poiché ciò determinerebbe una grave perdita di consensi a livello politico. Dall’altro lato, chi desidera tornare alla fede originaria ha paura di ripercussioni da parte del Potere.
Non a caso sono stati dati solo 1.000 Euro per la costruzione della nuova Cattedrale. Le chiese ortodosse in costruzione rappresentano il 99% di quelle che si vedono in giro.
Continua il suo excursus, fatto di brevi flash, nel passato: ci parla dei libri di scuola, in cui si insegnava ad essere ortodossi, e dei popi “spionen”, delatori che denunciavano i sacerdoti cattolici renitenti.
Interviene Tamas, per spiegarci con più chiarezza il clima di quegli anni: ricorda quando, dopo i fatti del ’90, venne un tecnico della compagnia telefonica a casa, per togliere il microfono installato dal Regime in ogni apparecchio.
Il parroco riprende la parola, raccontandoci di alcune vecchiette di fede greco-cattolica che, imperterrite, ancor oggi frequentano chiese passate da tempo agli ortodossi, essendo state lì battezzate.
A suo giudizio, la discriminazione nasce però qualche decennio prima del Comunismo: dopo il 1918, in seguito alla fine dell’impero austro-ungarico.
I greco-cattolici sono al 99% Rumeni. Come sempre cerchiamo di capire le particolarità del rito: è il risultato d’un filtraggio di quello ortodosso-bizantino attraverso quello cattolico-romano. Rispetto al primo, è “più vicino alla gente”.
I rapporti, come prevedibile, non sono eccellenti: il dialogo c’è, ma è conflittuale. Forte è l’opposizione nei confronti dei religiosi che vogliono cambiare Credo.
Ore 10.00 incontro con sacerdote romano-cattolico che ci mostra il quadro del Rubens nella chiesa della comunità armeno-cattolica.
Ore 11.00 incontro al Monastero di S.Nicolao con un monaco ortodosso, che ci fa visitare la chiesa attuale del Monastero e la Cappella antica in legno; ci parla inoltre della storia del Monastero e di come funziona attualmente la vita al suo inetrno.
Rimaniamo tutti impressionati dallo sguardo del giovane, che il meno possibile si incrocia con i nostri, rimanendo fisso a terra. Ci colpisce il suo no alla proposta di fare una foto assieme.
Ore 16.00 – 18.30 attività con i bambini, inizio con i ban ormai imparati quasi da tutti, proseguimento con una danza “oleoleanna”, seguito dall’attività manuale delle lampade.
Ore 19.00 visita ad una tipica chiesetta in legno, su una collina vicino Gherla, accompagnati dal sacerdote greco-cattolico, conosciuto alla mattina.
Ore 20.30 cena a casa di Emilia e Miro, i futuri coniugi che andranno ad abitare e gestire la casa-famiglia “Marco Polo” (in collaborazione con l’associazione I Care). Ci parlano di come stanno procedendo i lavori della casa e delle difficoltà burocratiche che ci sono per l’affido dei bambini, gestito dal Centro dei Minori di Cluj Napoca. Ci invitano a visitare la casa. Cercano soci per l’associazione I Care (quota 60€ all’anno), per poter portare avanti la costruzione della casa. Ci raccontano inoltre della loro collaborazione decennale con un gruppo di svizzeri che si occupa di portare aiuti alla scuola dove insegnano Emilia e Miro, ed alle persone più bisognose della città e dei dintorni di Gherla. Noi gli illustriamo la nostra attività svolta all’orfanotrofio ed Emilia ci consiglia che oltre al gioco, sarebbe bene vivere con loro altri momenti della giornata, come il pranzo, la cena o la pulizia; secondo lei i bambini orfani hanno bisogno di “imparare le regole”: Emilia parla per l’esperienza che ha quotidianamente nella sua scuola con questi bambini.
Si rende disponibile per farci da interprete per l’ultimo incontro con la direttrice.

MERCOLEDI’ 20 Agosto
Ore 8.30 partenza per Cluj Napoca.
Ore 9.30 appuntamento con capo scout dell’Associazione Rumena (Horatiu Pop). Horatiu è molto contento del nostro servizio svolto a Gherla, ed è disposto ad una collaborazione per la prossima estate, pur esistendo difficoltà legate alla riorganizzazione dello scoutismo in Romania. Ci metterà in contatto con il responsabile del Settore Internazionale della Romania.
Ore 16.00-19.00 attività con i bambini, abbiamo colorato le magliette con la tecnica del “batik” ed inoltre provveduto alla merenda del pomeriggio.
Ore 16.30 incontro con il cappellano dell’Orfanotrofio (Benedetta ed Agostino) che ci ha fatto visitare la cappella interna all’orfanotrofio e ci ha parlato del suo insegnamento della religione ai bambini; inoltre ci ha accompagnati all’ospizio di Gherla: è una struttura che contiene circa sessanta anziani, alcuni con qualche problema mentale, la maggior parte dei quali è allettata. Venti sono gli operatori che lavorano nella struttura. La visita è stata molto veloce, ma da una prima impressione la situazione non è delle migliori.
Ore 19.30 visita al villaggio “Sic” vicino Gherla: è un tipico villaggio ungherese. Accompagnati da Tamas e Rosi abbiamo avuto la fortuna di vedere l’interno della casa della nonna di Rosi. Abbiamo concluso la serata cenando nell’unico ristorantino del villaggio (SZEK).

GIOVEDI’ 21 Agosto
Ore 8.30 visita casa-famiglia “Marco Polo”. Ci rendiamo conto della situazione, i lavori di costruzione stanno procedendo, ma c’è ancora bisogno di molti aiuti.
Ore 9.30 incontro in comune con l’Assessore alla Cultura che ci comunica i dati da noi richiesti.
-persone occupate: 12015 (80% operai, 20% impiegati)
450: segretarie contabilità
130 ambito sanitario
62 ingegneri
50 dottori
3500 disoccupati
-bambini da 3 a 6 anni: 650 frequentano l’asilo – di cui 24 non vanno perché sono poveri e non hanno possibilità –
-bambini da 6 a 18 anni: 4015 frequentano la scuola – di cui 57 non vanno –
A Gherla ci sono tre asili, due licei ed una scuola professionale.
Il Comune fa un censimento dei bambini, sia della città che dei villaggi vicini segnando i loro problemi; i risultati li mandano alla prefettura di Cluj che collabora con il Centro dei Minori.
Le assistenti sociali comunali sono tre e si occupano di 50 orfani, 15 dei quali sono stati affidati ai loro parenti più vicini; viene garantito inoltre, un pranzo gratuito al giorno. Il Comune ancora non riesce a gestire bene la situazione dei minori soprattutto perché è un servizio nato da poco. Le chiese giocano un ruolo importante nel volontariato a Gherla e questo perché il Comune non ha sufficienti fondi per assumere nuovi assistenti sociali.
A Gherla inoltre c’è la Croce Rossa che gestisce gli aiuti che arrivano per la città.
Dato che è saltato l’incontro con il rappresentante dei gitani di Gherla è l’Assessore che ci parla della loro situazione. A Gherla e nei villaggi vicini ne sono circa 300, ma ci spiega che forse ne sono di più perché alcuni di loro si possono dichiarare rumeni. I gitani hanno una diversa cultura ed educazione, per questo risulta difficile una loro gestione nella società e per quanto riguarda i minori nella scolarità: iniziano ma lasciano dopo pochi anni, quindi ci segnala anche il problema dell’analfabetismo. I gitani cercano solo lavori occasionali, alcuni sono ricchi perché specialisti nel commercio, specialmente dei metalli preziosi. A Gherla c’è un ricco gitano che commercia fiori in tutta la Romania attraverso l’Olanda.
Buona parte dei gitani è nomade, iniziano a sposarsi giovanissimi, anche a 12-13 anni; solitamente gli uomini hanno più di una moglie, anche se lo stato non ammette la poligamia. Quando invecchiano hanno problemi di salute e di alcool; il 60% dei carcerati sono zingari.
Al mese ricevono dei fondi dallo Stato per i bambini in base al loro reddito, in cambio devono lavorare al servizio della società (per es.: pulizia strade).
Ore 11.00 incontro con i bambini scout ungheresi del gruppo di Tamas; proponiamo nostri ban e giochi, loro fanno altrettanto.
Ore 13.00 pranzo.
Ore 15.00 incontro finale con direttrice dell’orfanotrofio per verificare l’attività fatta per iniziare a programmare quella futura.
La direttrice ci spiega il fatto che gli assistenti sociali sono figure nate dopo la rivoluzione del 1989, quindi hanno poca esperienza ed in più non sono abbastanza per tutta l’organizzazione dell’orfanotrofio. Ma ci tiene a sottolineare che oltre alla scuola pensano all’educazione: civica, morale, ludica e comportamentale, dei bambini, come ci aveva già spiegato nel primo incontro.
In questi giorni abbiamo instaurato un buon rapporto con la direttrice, che per le prossime volte ci lascia la più ampia libertà di azione. Secondo lei possiamo rimanere più a lungo con i bambini, con la possibilità di stare in cucina, a pranzo, a cena e nei momenti di igiene.
Ore 16.00-19.00 inizio attività con i bambini, proponiamo dei disegni su un grande cartellone a terra che rappresenti il loro tempo passato insieme a noi; anche oggi abbiamo provveduto alla merenda del pomeriggio.
Ore 20.00 cena a casa Tamas con gli altri capi scout ungheresi. La loro ospitalità è sempre molto calorosa, sin dalla prima sera. Ci conosciamo ormai bene, soprattutto con Tamas, Rosi, Tibi e Rosalia. A loro dobbiamo buona parte della riuscita del viaggio: non è passato giorno senza il loro aiuto per organizzare un incontro, visitare un luogo o poter svolgere l’attività con un traduttore! In particolar modo Tamas ha preso ben più di un pomeriggio di ferie per fare il nostro “angelo custode”! E pensare che Benedetta lo aveva conosciuto poco prima di partire alla fine del sopralluogo di Pasqua!

VENERDI’ 21 Agosto
Ore 9.00 visita ad una mensa di Gherla dove potranno eventualmente mangiare i nostri rover (4€ pranzo e cena!), sembra molto pulita (addirittura hanno una specie di autoclave per sterilizzare) e ben organizzata.
Ore 10.00 caffè di saluto con Emilia alla sua scuola.
Ore 10.40 partenza per Deva, per andare a visitare, sotto consiglio di Tamas, un orfanotrofio gestito da un frate.
Ore 14.15 arrivo a Deva; purtroppo il frate non c’è e non c’è neanche una persona che parli l’inglese quindi non possiamo far altro che visitare una parte della struttura e prendere contatti per poter scrivere al frate. E’ molto grande e comprende sia un monastero che degli edifici a fianco, accoglie circa 300 bambini. I finanziamenti non vengono dallo Stato ma da privati.
Ore 15.30 verifica finale di gruppo in una collina vicino Deva.
Ore 17.00 pranzo….e successiva partenza verso casa.

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