PROGETTO ROMANIA 2004/2006
Settore Internazionale AGESCI Marche
IL NOSTRO PASSATO
Da più di 12 anni capi, R/S, Clan, Reparti, Branchi e Cerchi, intere Co.Ca. si attivano per costruire dei ponti di solidarietà con le popolazioni balcaniche, e per attivare cooperazioni e partnerships con le associazioni scout di questi Paesi.
Oltre 11.000 scout dell’AGESCI, grazie alle Operazioni denominate “Gabbiano Azzurro” e “Volo d’Aquila”, hanno varcato, in questi anni, il confine dell’indifferenza e del pregiudizio culturale, ed hanno vissuto esperienze fondamentali per la propria progressione personale e per una conoscenza im-mediata della realtà che ci circonda, in un’ottica di confronto reciproco e paritetico con le popolazioni di questi Paesi.
L’attività del Settore Internazionale dell’AGESCI si è realizzata insieme alle popolazioni ed agli scout di Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Repubblica Srpska, Yugoslavia, Kossovo e Albania.
LA ROMANIA OGGI
La Romania ha una popolazione di circa 22.500.000 abitanti così suddivisi: 89,5% rumeni, 7,1% magiari, 1,7% zingari e per l’ 1,7% tedeschi, russi, ucraini e turchi.
La lingua ufficiale è il romeno, anche se ogni minoranza etnica conserva la propria.
Dal punto di vista religioso i romeni sono in massima parte ortodossi, con minoranze di cattolici, protestanti e musulmani.
L’economia è ancora prevalentemente agropastorale e, nonostante i benefici della democrazia dovuti alla caduta del Comunismo, ancora il 30% della popolazione vive in povertà ed il reddito medio mensile è di circa € 75,00.
Il quadro sociale è altrettanto debole: il sistema sanitario non riesce a fornire servizi adeguati a causa degli scarsi investimenti; il settore dell’istruzione necessita di una urgente riforma per adeguare la formazione scolastica alle nuove prospettive di sviluppo; i servizi sociali pubblici sono carenti.
LA SITUAZIONE DEI MINORI
In tale situazione di disagio, i minori sono coloro che la vivono più drammaticamente; la mentalità dell’abbandono minorile è ancora molto difficile da cancellare e si pensa che l’istituto sia ancora il minore dei mali, il solo modo per essere sicuri che i propri figli abbiano da mangiare ogni giorno.
I bambini vengono abbandonati alla nascita o qualche anno più tardi dai genitori piegati dalle difficoltà economiche. Fino al sesto mese di vita i bambini abbandonati vengono ospedalizzati, poi, fino ai diciotto anni di età, è previsto l'inserimento in strutture per lo più fatiscenti. All'abbandono provvisorio spesso segue quello definitivo e i bambini, parcheggiati in realtà inadeguate per mancanza di personale e di servizi igienici, soffrono di carenze affettive, di problemi di comportamento, di disturbi psicomotori. Il problema dell'Aids pediatrico è di particolare rilevanza: ogni 100 casi di bambini affetti da Aids riscontrati in Europa, 56 sono localizzati in Romania. I minori istituzionalizzati negli orfanotrofi, che offrono condizioni di vita inaccettabili (spesso sono privi di servizi igienici, di riscaldamento e acqua corrente), vengono seguiti da personale insufficiente, poco qualificato, prevalentemente sanitario e trattati come malati. Per capire la situazione basti sapere che l’assistente sociale è una figura riconosciuta solo da un paio di anni e l'affido familiare, introdotto dalla nuova legge del 1997 sulla protezione dei bambini, è praticamente inesistente.
Così, il 10% dei minori istituzionalizzati è destinato a finire i suoi giorni all'interno di strutture psichiatriche, e un bambino su tre diventa un assistito cronico. La Romania conta i suoi figli abbandonati e comincia ad aprire gli occhi sull'handicap sociale che rappresentano. Quando escono dagli istituti, buttati fuori al compimento dei 18 anni, non riescono a trovare casa né lavoro. «I tombini si stanno riempiendo di un'umanità sempre più varia».
La Romania aspira ad entrare nell'Unione Europea nel 2007, ma tale ingresso è stato esplicitamente vincolato dalla UE al miglioramento delle condizioni dei minori abbandonati e, in particolare, alla chiusura dei grandi istituti per la creazione di piccole case famiglia e gruppi appartamento. Proprio in questa difficile fase di transizione per la Romania viene chiamata in causa la nostra Associazione per mettere a disposizione le proprie energie e capacità.
ALLORA……PERCHE’ LA ROMANIA?
Alcuni Capi del gruppo Civitanova Marche 1, insieme ad altri 80 soci sparsi in giro per l’Italia, che ormai da 10 anni portano materiali di prima necessità in istituti per i minori abbandonati e per le strade della Romania, hanno creato l’Associazione “I Care”.
Dopo aver conosciuto la disperazione dell’abbandono , l’associazione “I Care” ha provato ad intervenire con una iniziativa più stabile e che guardasse al futuro.
E nata così l’idea della casa famiglia, un luogo dove:
– potranno vivere un papà ed una mamma rumeni disposti ad ospitare dei minori in affidamento temporaneo;
– i minori più bisognosi del paese potranno venire per fare attività di sostegno diurne (con mezzi forniti dall’Associazione “I Care”);
– i più grandi che escono dagli orfanotrofi potranno imparare un’attività artigianale con l’opportunità di un finanziamento per l’inizio di un lavoro autonomo;
– sarà possibile stoccare il materiale che si reperisca in donazione dall’Italia, da distribuire ai più bisognosi.
Ed è proprio l’Associazione “I Care” che ci ha contattati all’inizio dello scorso anno per chiedere la nostra disponibilità a collaborare con la loro attività rivolta ai minori in Romania.
E allora perché non accettare la “sfida”, perché non cogliere la possibilità di conoscere una realtà così diversa dalla nostra seppur così vicina?? Perché non decidere di operare , come in passato abbiamo già fatto, oltre i confini delle nostre sicurezze ed aprire gli occhi su una situazione tanto precaria?
Il "Progetto Romania”, come altri che propongono attività all’estero, ci pone la medesima domanda : può un’esperienza del genere, così lontana dalla nostra quotidianità, portare benefici alla maturazione dei nostri ragazzi?
Vorremmo cercare di recuperare il senso di appartenenza ad una associazione fatta di uomini e donne di frontiera, persone cioè capaci e disponibili a “remare controcorrente “ rispetto a coloro che ci circondano, non per sentirci migliori, ma per essere “sentinelle” in grado di percepire il nuovo che sta arrivando e per il quale bisogna essere pronti.
L’esperienza Romania potrebbe, pertanto, essere l’occasione per i nostri giovani di sperimentarsi come esploratori, disposti a guardare al di là dei confini delle nostre sicurezze, capaci di osservare con il cuore e con la mente.
Al ritorno dall’esplorazione , il compito , non semplice , sarà quello di rielaborarne i frutti , raccontando quello che c’è al di la delle nostre convinzioni e pregiudizi.
Ciò potrebbe essere il primo passo nel cammino di modifica del proprio stile di vita, della riscoperta di certi valori e principi che spesso vengono meno, ma che da buoni cristiani ci dovrebbero contraddistinguere per essere quei “buoni samaritani” che si muovono verso le piccole richieste di aiuto senza aspettare che diventino disperazioni.
“Per servizio del prossimo si intende l’educazione all’amore per gli altri, al bene comune e alla solidarietà, a scoprire la ricchezza della diversità nelle persone, a vivere e lavorare insieme per costruire un mondo più giusto, a rendersi utili in qualunque momento ciò sia richiesto, mettendo a disposizione le proprie energie e capacità.” (art. 7-I quattro punti di B.P.- reg. metodologico).
DESTINATARI E FORMAZIONE
La branca R/S rimane la destinataria privilegiata del progetto, potendo agire direttamente “in loco” a Gherla, attraverso una route estiva in Romania. La stessa opportunità è offerta ai singoli capi, nell’organizzazione e durante lo svolgimento delle attività sul posto. Alle branche L/C ed E/G si propone un coinvolgimento diverso che, almeno per ora, si può concretizzare in una serie di iniziative “a distanza”, a sostegno della casa “Marco Polo” e dell’orfanotrofio. A riguardo, la pattuglia del S.I. Marche offre la sua disponibilità alle unità che volessero impegnarsi in merito.
Per la formazione dei partecipanti è richiesta l’adesione ad una serie di eventi. Per i capi-campo ne è previsto uno a livello nazionale, curato dal Settore Internazionale. Invece, i singoli capi ed i Clan aderenti parteciperanno agli eventi preparati dall' area Romania, come già avviene per i progetti nei Balcani ed in Africa, oltre a quelli organizzati dal S.I. della regione Marche.
AREE DI LAVORO E OBIETTIVI
Il viaggio di Pasqua 2003 insieme ad alcuni membri dell’ "I Care" ed il conseguente campo di animazione per soli capi, svoltosi nell’agosto successivo, hanno permesso un’analisi della realtà di Gherla, la città che ospiterà la casa-famiglia dell’ "I Care" e la possibilità di operare in un orfanotrofio della città. Dall’esperienza sono emersi almeno quattro ambiti che riteniamo occasione di crescita per i nostri ragazzi, e non solo:
-animazione all’orfanotrofio;
-rapporto con gli scout rumeni;
-sostegno alla casa famiglia “Marco Polo”;
-conoscenza della realtà locale e nazionale.
L’orfanotrofio: è una realtà complessa e forte. Ospita circa 80 bambini dai 4 ai 14 anni , orfani o abbandonati.
La sperimentazione di un’attività di animazione inevitabilmente coinvolge un ampio ventaglio di opportunità quali:
-la condivisione del servizio e l’arricchimento della vita di comunità;
-il confronto personale con una realtà “estrema” di bisogno, che in qualche modo porta a riflettere su se stessi ed a conoscersi, soprattutto come persone che hanno bisogno di essere amate;
-la maturazione dello spirito d’adeguamento, sulla scia dell’ ”Estote Parati” di B.P., vivendo l’organizzazione dell’attività nella contingenza della necessità e delle risorse;
-la possibilità di sperimentare una “micro-progettualità”, inserendosi, se pur per breve tempo, in un percorso educativo per i bambini che stimoli fantasia, spirito critico, capacità d’ascolto ed attenzione verso l’altro;
-la gratuità nel dare, rispondendo in modo semplice ad una richiesta d’aiuto, nella consapevolezza dei propri limiti e delle proprie possibilità, combattendo il cinismo dilagante.
Rapporto con gli scout locali: gli incontri avuti hanno mostrato il desiderio di creare relazioni. Seppur siano gruppi giovani e con specifiche caratteristiche, riteniamo stimolante ed utile instaurare un rapporto con loro, vista la grande disponibilità e cordialità. Pensiamo ciò possa essere utile per:
-confrontarsi con un modo diverso di vivere lo scoutismo, in una realtà ed un momento storico particolari;
-creare relazioni d’amicizia tra i rover e le scolte rumeni ed italiani, basate sui valori concreti quali quelli dello scoutismo, per creare uno scambio positivo per entrambi;
-condividere un’esperienza di servizio.
Sostegno alla casa famiglia “Marco Polo”: nata come risposta coraggiosa al grave problema dei minori abbandonati, la casa famiglia "Marco Polo" è forse la più grande “impresa” dell’"I Care" in questi anni.
Anora in via di realizzazione, dovrebbe essere pronta per l’estate del 2004, andrà ad ospitare una famiglia (che abbiamo avuto il piacere di conoscere ad agosto) ed una decina di bambini che verranno sottratti agli istituti. Pensiamo sia una realtà con cui relazionarsi per:
-maturare nello spirito di servizio, rispondendo “Eccomi”ad un bisogno attuale e concreto, senza pretese di protagonismo, sostenendo le iniziative locali;
-confrontarsi con una scelta “scomoda”, quella della coppia che andrà a vivere alla “Marco Polo”, in un paese in cui pensare all’altro risulta “scomodo”.
Conoscenza della realtà locale e nazionale: citando un concetto caro ad uno degli ultimi Progetti Nazionali, indubbiamente la Romania rappresenta una “frontiera”, densa di problemi e contraddizioni, ma contemporaneamente ricca di umanità. In tal senso ci sembra importante :
-la conoscenza diretta d’una cultura diversa dalla nostra, in una società attualmente in gravi condizioni di disagio;
-la maturazione d’uno spirito critico, che eviti facili preconcetti e luoghi comuni, che stimoli un processo di ricerca e conoscenza che porti alla formazione d’un’opinione, propria ed “originale”;
-l’ esperienza di dialogo ecumenico, attraverso un confronto con le comunità cristiane di Gherla: l’ortodossa, la greco-cattolica, l’armeno-cattolica, la romano-cattolica e la protestante;
CONCLUSIONE
Abbiamo cercato con queste poche righe di sintetizzare quello che per noi è , il progetto Romania, forse non siamo riusciti a trasmettervi molto, forse la penna non è una buona messaggera di emozioni e convinzioni, ma ci piacerebbe viverle e …condividerle con tutti voi che state leggendo questo progetto. Che sia Romania , Africa o Bosnia, che siano cattolici o ortodossi, bambini o adulti, il nostro compito è quello di rispondere alle loro chiamate perché il nostro “ECCOMI” non rimanga parola, ma si tramuti in gesti concreti.
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