Servizio, avventura e scoperta di culture diverse.
Urbino – Dopo quasi un’intera giornata di viaggio in pulmann, indolenziti ma pronti per la nuova avventura, eccoci arrivati a Gherla, la cittadina della Transilvania con circa 24.000 abitanti che ci ospiterà per una settimana. Siamo una quarantina di persone: infatti oltre ai venti elementi del Clan di Urbino, vi sono i rovers e le scolte di Camerano e i responsabili della pattuglia internazionale dell’Agesci Marche che coordinano le varie attività. L’attesa, le novità e le responsabilità sono tante: siamo il primo gruppo scout che giunge in questi posti e dobbiamo aprire la strada con umiltà, stile e competenza agli altri gruppi che si succederanno nelle altre tre settimane d’agosto. L’accoglienza è molta calda: la direttrice della scuola dove alloggeremo con i sacchi a pelo ed alcuni membri dell’associazione “I Care”, sempre in piena attività, ci hanno preparato una cena tipica rumena con gulasc e prodotti delle loro terre. In genere la gente che incontreremo sarà sempre ben disposta nei nostri confronti, nonostante a Gherla siano evidenti le condizioni di povertà, a partire dalle case. Le strade non sempre sono asfaltate e spesso sono piene di buche; i più abbienti hanno automobili “all’occidentale” usate, mentre onnipresente è la folcloristica Dacia. Tante famiglie per muoversi dispongono invece solamente del carrettino trainato dai cavalli o dagli asini.
L’impegno giornaliero è stato molto intenso; tutta la mattina e due ore pomeridiane erano dedicate interamente all’attività cardine del progetto Romania: l’animazione all’orfanotrofio, realtà complessa e forte, che ospita circa 50 bambini dai 4 ai 14 anni, orfani o abbandonati. Qui tra giochi più o meno strutturati, canti, danze, attività manuali i bambini immediatamente hanno “catturato” le emozioni di noi scout ed in poco tempo si è formato un unico grande mosaico di colori e di gioia fraterna. Tanto era l’affetto che i bambini ricercavano, ma era tantissimo quello che donavano a chi si accostava vicino a loro. Questi bambini, come ci ha spiegato la direttrice dell’orfanotrofio, sono stati abbandonati alla nascita o qualche anno più tardi dai genitori piegati dalle difficoltà economiche che tuttora investono la Romania (si pensi che il reddito medio mensile si aggira circa sui 75 €. e si stima che il 30% della popolazione viva in condizioni di povertà); però la struttura, rispetto ad altre realtà, è in buono stato anche se non nuova, risulta pulita e vi sono regolari assistenti ed educatrici. La situazione di disagio che vivono tanti minori nel paese, peggiorata da una normativa nazionale che vieta le adozioni internazionali, è ora strettamente collegata con l’aspirazione rumena ad entrare nel 2007 nell’Unione Europea. La U.E. ha vincolato esplicitamente tale ingresso al miglioramento delle condizioni dei minori abbandonati e, in particolare, alla chiusura dei grandi istituti a favore della creazione di piccole case famiglia e gruppi appartamento. In questo quadro si situa un altro settore operativo del Progetto Romania: infatti, durante la permanenza, si è fornito sostegno diretto all’associazione “I Care” che sta terminando una casa famiglia proprio a Gherla. A turno i ragazzi vi hanno effettuato piccoli lavori di muratura, sistemazioni esterne, spostamenti di materiali e mobili, ecc..
Un altro aspetto su cui si è insistito molto è stato quello della conoscenza della realtà locale e nazionale, visto che la Romania rappresenta veramente una frontiera, densa di problemi e contraddizioni, dove accanto a latenti conflitti con le minoranze (in modo particolare con gli ungheresi, poi ci sono rom, tedeschi e altri di origine slava) le religioni professate (in primis ortodossia, poi cattolicesimo, luteranesimo e musulmani) non sempre avvicinano le diverse popolazioni. Molto interesse hanno suscitato gli incontri con il sacerdote della Chiesa di rito armeno-cattolico, con quello greco-cattolico (presso il quale si è partecipato alla messa domenicale), con il monaco ortodosso presso il monastero seicentesco di San Nicola e la visita all’orto botanico ed alla cattedrale cattolica del capoluogo della Transilvania, Cluj-Napoca. Un momento di festa è stato infine l’incontro con gli scout locali, dove insieme a giochi e danze, si è svolta una cena a base di specialità dei rispettivi paesi.
Tante potrebbero essere le morali per questa avventura scout in Romania, prenderò in prestito un messaggio di Don Tonino Bello, che assieme agli incanti di altri santi personaggi ci hanno guidato nel momento di preghiera mattutino: “Non farci mai correre, oh Signore, sulle corsie preferenziali di un cristianesimo fin troppo accomodante e troppo poco coerente !”.
Marco Burani
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